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La nuova vita del ciliegiolo – Leonardo Bussoletti

Quante volte tra i winelovers sentiamo nominare le solite province, i soliti vini, i soliti nomi? Spesso, ancora e sempre troppo spesso… La fortuna di aver passato dei giorni in Umbria quest’estate, mi ha portato a conoscere meglio il territorio e la sua trama enologica, tra cantine più o meno conosciute, ma soprattutto ricavandone splendide sorprese.

Stranamente, forse, la sorpresa non è arrivata dal tanto famigerato sagrantino, ma bensì dall’eclettico ciliegiolo, grazie a Leonardo Bussoletti ed ai suoi vini. Dinamico produttore originario della zona di Narni, in provincia di Terni, Leonardo ha cominciato l’attività di vignaiolo meno di 10 anni fa, ma certamente la sua passione non ebbe inizio allora; ha infatti costruito il suo passato nel commercio di vino per anni, prima di prendere l’importante decisione che oggi lo ha portato ad essere uno dei punti di riferimento del suo territorio. Ma andiamo per gradi. Leonardo comincia la sua avventura come viticoltore con idee davvero molto chiare: produrre prodotti naturali valorizzando le varietà locali. Una missione semplice a parole, molto meno nei fatti. Quello che Leonardo voleva realizzare, era un progetto che nella sua mente era chiaro ormai da tempo ed in cui lui, credeva e crede fermamente. Il ciliegiolo, o meglio il ciliegiolo di Narni, è stato fin da subito la colonna portante del progetto, vitigno a bacca nera originaria della Toscana, è da sempre conosciuta da molti per concorrere nel taglio con altre varietà per completare i vini di diverse DOC e IGT di più regioni, mentre è conosciuta ai pochi per le potenzialità che sa esprimere quando è vinificata in purezza. Proprio da queste potenzialità, a soli 2 anni dalla prima annata messa in commercio, l’azienda agricola Bussoletti riceve le prime importanti menzioni sulle guide di settore nel 2012, proprio per merito del ciliegiolo.

Ad oggi, il grechetto ed il trebbiano spoletino sono le altre varietà che sono entrate a far parte della produzione vinicola della cantina e, devo dire, con risultati sorprendenti.

Gli ettari aziendali vitati sono 9, divisi su più comuni all’interno dell’area Narni IGT, su terreni di composizione argillo calcarea, tutti condotti in agricoltura biologica e nel rispetto assoluto della natura; infatti sono tutti nuovi impianti di Leonardo su terreni vergini, tranne un unico appezzamento di circa 30 anni dal quale si produce il Vigna Vecchia. Si predilige l’uso di lieviti indigeni per indurre le fermentazioni, bassi dosaggi di solfiti e nessuna elaborazione per stabilizzare o chiarificare il vino. Molte di queste operazioni e non operazioni avvengono nel garage della casa di Leonardo, definendolo per diritto come vignaiolo garagista, ma l’attuale raggiungimento del limite di spazio ha fatto partire il progetto per la nuova cantina. Quindi, dall’anno prossimo, Leonardo potrà parlare del suo periodo garagista proprio come farebbe un artista. Da quell’inizio, oggi l’azienda agricola Bussoletti e Leonardo stesso hanno centrato molti traguardi, tra cui quello di coinvolgere altri produttori per valorizzare la varietà ciliegiolo, vedendo nascere nel 2014 l’Associazione dei Produttori di Ciliegiolo di Narni, di cui Leonardo è il presidente.

Ricordo che mentre eravamo sulla jeep di ritorno dalla vigna vecchia, gli chiesi se un po’ si sentiva uno dei punti di riferimento per chi produce ciliegiolo, ma lui, con un sorriso mezzo accennato, concluse di no, nominando una serie di colleghi produttori, dall’Umbria alla Toscana, capaci di esprimere il valore di questa varietà. Di produttori di ciliegiolo non ce n’è molti, ma, al contrario delle sue parole, Leonardo è sicuramente sul podio con la sua produzione; non è una questione di tempo, ovvero da quanto coltivo e produco la varietà in oggetto, ma una questione di idee e coraggio. Inventarsi vignaioli non è più possibile al giorno d’oggi e se si vuole cominciare questa attività ci vogliono l’idea giusta, la caparbietà e molta pazienza. Leonardo ha tutte queste qualità e, non volendo lasciare nulla al caso, ha dedicato gli ultimi 10 anni della sua vita a valorizzare il suo territorio e quelle varietà meno famose che, come già successo per altre, rischiano di vedersi estirpate per qualcosa di più remunerativo. Di anno in anno, la sua imperterrita voglia di sperimentare continua non solo sul ciliegiolo, ma anche sugli altri vitigni locali, proprio per il desiderio di comprendere meglio il suo mestiere e migliorarsi come produttore. Non è solo una mia sensazione, se mai avrete il piacere di incontrare Leonardo e di scambiare qualche parola sulla sua realtà vinicola, sono sicuro che rimarrete coinvolti dalla filosofia di questo produttore.

Proviamo quindi ora ad entrare nel dettaglio per conoscere meglio questi vini.

Tra i bianchi la produzione è divisa tra grechetto di Todi, grechetto di Orvieto e trebbiano spoletino; il mio preferito è stato sicuramente il trebbiano spoletino di cui ho scoperto essere un grande amante. Questo vino prende il nome di “Colle Durello”, dalla zona d’origine. Annata 2015, vinificato in botti da 15 Hl per circa 7 mesi sulle proprie fecce e poi imbottigliato in attesa della commercializzazione: si presenta da subito ben ricco sia al naso che al palato, lasciando traspirare diversi profumi, tra spezie(zafferano e curcuma) ed una netta nota minerale e sapida; il passaggio del nobile fluido tra le labbra dà l’immediata sensazione  della cremosità di questo vino, che si comporta in modo fine ed elegante, regalando al gusto una lunghissima persistenza, sostenuta dall’equilibrio delle varie sensazioni. Un vino dalle molteplici caratteristiche capace di invecchiare ed evolversi. Per chi conosce questa varietà saprà bene della diatriba in corso per l’impiego del legno; grazie alla mia esperienza posso garantirvi che questo è un vitigno che si presta all’affinamento in botte, ma non solo, infatti ho gradito questa varietà nelle diverse salse (solo acciaio, differenti legni, macerazioni…) e devo dire che, come sempre, spetta al produttore capire le potenzialità del proprio vino ed accompagnarlo, nel miglior modo possibile, durante i passaggi che infine lo portano in bottiglia. E’ importante sapere che sono vini che offrono una lenta evoluzione olfattiva nel bicchiere, aprendosi lentamente lungo la degustazione e mostrando un ampio ventaglio di aromi. Quindi abbiate pazienza e servitelo a 10 gradi, più si scalda e più esce la sua anima.

Per quanto riguarda i rossi, quello che più mi ha offerto emozioni è sicuramente stato il “Vigna vecchia” 2013, il ciliegiolo in purezza prodotto da un impianto di oltre 30 anni d’età; un vino che matura ed evolve per 3 anni in cantina, spendendo questo periodo tra tonneaux, barrique ed infine in bottiglia. Pieno ed energico, si presenta maturo alla beva nonostante sia riconoscibile il suo valore all’invecchiamento grazie ad una struttura maggiore degli altri vini, sia per l’acidità che per la trama tannica, di cui questo vitigno è solitamente carente. Ha profumi chiari ed intensi da subito, si scopre la ciliegia matura, un’avvolgente speziatura e sentori di cuoio e caffè. Insomma, un vino che presenta note evolute nonostante abbia le energie di un giovanotto: ecco qual è per me il suo punto di forza. Ho avuto il piacere di assaggiare anche il 2014 dalla botte e sono pronto ad aspettarlo al varco, viste tutte le ottime premesse che mi ha lasciato in bocca.

Il Brecciaro è il fratello minore del precedente, originario della vigna a San Gemini, viene vinificato solo per il 30% in legno, mentre la restante parte sosta in acciaio per l’affinamento di un anno. L’annata degustata è stata la 2014: appena versato è un trionfo di spezie, tra chiodo di garofano, pepe e sfumature orientali, con un pochino di tempo ecco che si fa largo un piacevole sentore di sottobosco ed ancora quella sfumatura minerale calcarea del terreno. Al palato è complessivamente equilibrato, solo l’acidità spicca un po’, portandolo ad essere un vino più semplice da bere ed adatto a tutto pasto, senza il pericolo che stufi o che risulti pesante da bere.

Questi sono stati i vini che ho preferito durante la lunga giornata passata con Leonardo, vini di cui non posso fare a meno di dire di essere stato investito e di cui ora godo della presenza stabile nella mia personale cantina. Di certo sarà necessario non perdere passi importanti nel futuro di questa azienda ed uno dei metodi migliori per farlo, è riprovare gli stessi vini, che ieri mi hanno entusiasmato, anche tra qualche anno, non solo per saggiarne le potenzialità di invecchiamento, ma soprattutto per comprendere e valutare il progetto di Leonardo Bussoletti, un progetto, che a furia di essere assaggiato, mi è entrato sotto pelle e ha deciso di restarci.

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